L’idea si è affacciata per la prima volta portando a passeggio il cane. La posizione centrale a Bad Oeynhausen rendeva invitante la prospettiva di riportare in vita quell’immobile da tempo inutilizzato. In linea generale avvertiamo un grande interesse per gli edifici del passato e per la storia. Inizialmente avevamo pensato di sfruttare il tutto come progetto per un cliente. Nel 2012 abbiamo poi deciso di dedicarci in prima persona alla ristrutturazione.
2. Quali sono state le difficoltà nella trasformazione della casa a graticcio?
Il problema più grande era quello di trovare una modalità di utilizzo che incontrasse il consenso delle autorità. Serviva soprattutto una soluzione per la parte più antica, il vestibolo, che in passato veniva usata come stalla. Il secondo problema importante era rappresentato dal fatto che la casa a graticcio non veniva utilizzata già da molto tempo. Pertanto l'esterno della struttura a montanti in legno non era stato curato, e questo faceva sorgere la domanda di come comportarsi con la costruzione esistente da ristrutturare, anche in termini di sostituzione delle parti in legno. Tutto doveva essere concordato con l’autorità preposta alla tutela del vincolo storico-artistico.
3. Quali aspetti dovevano essere tenuti in considerazione per il vincolo storico-artistico?
Doveva essere effettuata una ristrutturazione della costruzione esistente, cioè dovevano essere attuate misure di mantenimento e aumento del valore all’interno e all’esterno dell’edificio. È stato necessario sostituire, rinforzare e mettere in sicurezza manualmente e con gran dispendio di tempo una parte davvero consistente del graticcio. Inoltre l’edificio ha dovuto essere sollevato per inserire una nuova platea di fondazione. Tutte queste misure richiedono un intenso coordinamento e sono possibili solo grazie al lavoro di squadra.
4. Come si è giunti a riunire in tale edificio lo studio di architettura, un ambulatorio e anche la vostra abitazione?
L'ambulatorio era la soluzione ideale per la zona del vestibolo. All'abitazione privata si è pensato solo più tardi, dopo che uno dei precedenti locatari ha scelto di traslocare e ci si è aperta l’opportunità di venirci ad abitare.
5. Per quale motivo vi attirava l’idea di trasferire lo studio di architettura nella casa a graticcio?
La zona del sottotetto ancora senza finiture permetteva di recuperare completamente la mansarda secondo i nostri desideri, con un’organizzazione degli spazi su misura delle esigenze specifiche.
E poi gli immobili sottoposti a vincolo storico-artistico e la loro storia hanno per noi un fascino tutto particolare. Proprio come la storia del nostro studio: Karl Ottensmeyer, discendente di un’antica famiglia contadina della Vestfalia, non ha seguito la strada dei suoi avi ma è diventato architetto, fondando oltre 70 anni fa lo studio di architettura oggi noto come Architekten Bökamp. Il trasloco nella vecchia casa contadina nella primavera del 2020 ha assunto il significato di un vero e proprio “ritorno alle origini”.
6. Perché il piano mansardato è stato ristrutturato solo nel 2019 e non nel 2014 come il resto?
A posteriori dobbiamo dire che è stata la decisione giusta. All’epoca si trattava semplicemente di una questione economica, anche se il possibile impiego era già allora legalmente riconosciuto - tuttavia in origine come eventuale spazio abitativo e non per attività professionali. Un fattore decisivo era anche che il finanziamento delle finiture interne del piano mansardato non aveva ricevuto agevolazioni fiscali e che non esisteva una relativa detrazione fiscale per gli edifici soggetti a vincolo storico-artistico.
7. Quali particolari storici della casa a graticcio sono stati conservati?
Essenzialmente sono stati conservati ovvero tutti rimaneggiati come nell’originale in primo luogo la facciata con il graticcio e poi la disposizione delle finestre, anche nell’annesso in muratura, soprattutto sul lato ovest ma anche su quelli sud e nord.
All’interno è possibile rivivere nella sua originalità storica soprattutto il vestibolo con le finiture in legno, ad eccezione del pavimento che originariamente era lastricato e senza platea di fondazione. Anche le vecchie pietre con le tracce dell’impiego per le attività agricole (scanalature causate dai carri a cavalli ecc.) sono state pulite e riutilizzate all’esterno. Lo stesso vale per gli antichi trogoli in arenaria, impiegati come mangiatoie, che ora sono stati rivalorizzati come vasi per fiori nella zona esterna. La suddivisione dei locali nell’annesso in muratura è rimasta quasi immutata, solo la funzione è cambiata.
8. C’erano prescrizioni legate al vincolo storico-artistico anche per la progettazione delle cucine?
No, non proprio. La progettazione delle cucine si è basata sulla disposizione e sull’impiego dei relativi locali, indipendentemente dal vincolo storico-artistico.
9. A che punto della ristrutturazione avete iniziato a progettare le cucine?
Di solito iniziamo a progettare le cucine già nelle primissime fasi del progetto preliminare. I particolari vengono poi definiti in modo più preciso in seguito e fissati definitivamente insieme al progettista della cucina prima dell’ordinazione.
10. Quale programma di ante, quale colore del fronte e quale piano di lavoro sono utilizzati nelle cucine?
Il programma delle cucine è Portland in color antracite. Il piano di lavoro è spesso 12 mm, anch'esso in effetto cemento.
11. Nel vostro edificio sono installate tre cucine e un office Nolte. Perché avete scelto l’effetto cemento e perché ogni cucina doveva avere lo stesso fronte?
Nell’esposizione di cucine Nolte abbiamo potuto sperimentare dal vivo l’effetto cemento, che ci è subito piaciuto sotto tutti gli aspetti: look pregiato, tre stupendi colori tra cui scegliere, straordinario al tatto, opaco e resistente. Esattamente il nostro stile. Dopo averli impiegati nell’edilizia privata e sperimentati nella pratica per oltre 4 anni, per noi era chiaro che ora volessimo avere esattamente questi fronti anche nello studio.
12. Perché ci sono due cucine nello studio?
Nell’ufficio open space abbiamo bisogno di bevande come il caffè, dato che spesso impieghiamo la sala riunioni per incontri con clienti, artigiani e visitatori: non è pratico dover fare ogni volta le scale se la cucina si usa più volte al giorno.
Nella soffitta trovano posto una saletta per il personale, un locale di scelta dei campioni e un posto di lavoro tranquillo - quando serve. Questa cucina è adatta alla preparazione di pietanze, in modo da tenere lontani possibili odori dal lavoro di tutti i giorni.
13. Tre cucine, tra cui una cucina monoblocco, una cucina su due lati e una cucina con isola. Perché avete scelto tre forme diverse?
Il nostro lavoro ci mostra ogni giorno che ogni cucina ha esigenze diverse e deve essere adattata alle situazioni sul posto. E naturalmente è stato così anche nel nostro caso. Le dimensioni della cucina monoblocco la rendono perfettamente adatta al nostro ufficio. La cucina su due lati viene impiegata dai noi e dai nostri collaboratori come cucina comune dell’ufficio e richiede quindi una superficie maggiore e allestimenti più estesi rispetto alla monoblocco posta direttamente nell’ufficio. Nell’abitazione privata abbiamo scelto un’isola con fornello a gas e una grande cappa nonché un tavolo alto da bar per colazioni veloci.
14. Perché avete scelto un fronte senza maniglie?
Ci piacciono le forme e le linee chiare - a volte è meglio ridurre al minimo i particolari.
15. Quali aspetti sono importanti nell’allestimento di una cucina da ufficio ovvero cosa serve ai collaboratori per il lavoro quotidiano?
Per noi era importante soprattutto che il frigorifero fosse grande. In questo modo è possibile cucinarsi qualcosa durante la pausa pranzo. A volte ci ritroviamo anche per dei “bottle party”, in cui ognuno porta qualcosa e quello che rimane viene consumato il giorno successivo. Naturalmente un frigorifero capiente è perfetto anche in questi casi. Inoltre volevamo anche che disponesse di ampi scomparti per surgelati, gelati e ghiaccio. Oltre a questi aspetti, è importante anche che ci sia spazio per conservare le cose di ogni giorno. Nel piano mansardato ciò è reso possibile ad esempio dai mobili alti. Tutto vi trova posto e può essere riposto in modo sicuro e ordinato.
16. Perché avete deciso di realizzare un office? Fa parte dei vostri locali privati?
Sì, l’office è direttamente collegato alla cucina nell’abitazione privata e offre moltissimo posto, inoltre sostituisce praticamente la cantina. Dato che tale locale è separato solo da una porta, che spesso lasciamo aperta, era importante che il suo aspetto estetico fosse abbinato a quella della cucina.
17. Com’è vivere e lavorare nello stesso edificio? A volte non è difficile separare il privato dal professionale?
In ciabatte in ufficio? Beh, certo, semplifica la cosa senza necessità di lunghi viaggi. Una cosa molto pratica è che non abbiamo più bisogno di portatile, workstation e scrivania nell’abitazione privata e quindi in essa non c’è più traccia di lavoro. Con il proposito di tenere separati gli aspetti e due porte di ingresso è una soluzione che funziona.
18. Nella vostra vita professionale vi occupate ogni giorno della progettazione di case. Quand’è il turno della progettazione della cucina? Che suggerimenti potete dare a chi realizza il sogno di una casa propria per quanto riguarda la progettazione della cucina? Quali sono gli errori più frequenti?
Non si può dare una risposta generale a questa domanda, perché esigenze e desideri devono essere verificati e chiariti in modo individuale nel progetto preliminare. In linea di massima possiamo senz’altro confermare che la cucina è oggi e già da molto tempo il locale centrale della casa. È lì che si svolge una parte essenziale della vita (familiare). Di conseguenza le dimensioni e la strutturazione sono diverse da quanto lo fossero ancora 20 anni fa o ai tempi delle origini della cucina monoblocco negli anni Cinquanta.
È decisivo anche affiancare al grande tavolo da pranzo una seconda possibilità per gli incontri in cerchie più ristrette e personali. Questa esigenza viene spesso risolta con un tavolo da bar. Non basta solo per un caffè, infatti le sue dimensioni e la sua forma offrono spazio sufficiente anche per i piatti. Naturalmente è importante anche poter volgere lo sguardo verso l’esterno. La cucina serve da “tavolo alto” multifunzionale non solo nel periodo della pandemia, ma anche per fare i compiti con il papà quando è lui a cucinare o per permettere alla mamma di controllare le e-mail se non è possibile diversamente. Tutto è più fluido, meno separato. Se si sa sfruttare e vivere nel modo giusto questo sviluppo si è più liberi.
Per molti clienti nella progettazione è importante il principio organizzativo della “Floating Room”, cioè che cucina, sala da pranzo e living si susseguano senza soluzione di continuità ovvero con la possibilità di separarli con una porta scorrevole verso la cucina. Tra i nostri obiettivi c’è anche quello di creare correlazioni tra interno ed esterno, cioè giardino, terrazza o balcone.
In questo senso, nella bozza viene prestata particolare attenzione ad aree di movimento e a funzioni attorno ai mobili e nel loro interno. Quando ad esempio si ricevono degli ospiti, il tavolo deve poter essere raggiunto comodamente da almeno tre lati, in modo da poter offrire un certo servizio e ospitalità senza che si avverta un senso di “ristrettezza”.
La posizione di frigorifero, padelle e stoviglie sembra ovvia ma dovrebbe essere scelta e definita con cura. È importante sapere che le dimensioni non sono tutto, altrettanto importante è una disposizione attenta di qualità corrispondente.
Comodo nella vita di tutti i giorni è anche integrare un office - negli edifici nuovi spesso come sostituto della cantina - vicino alla cucina e nel caso ideale anche al garage/carport, ma al riparo dalle intemperie. La conservazione delle provviste non è più l’aspetto principale, dato che oggi solitamente è possibile comprare in fretta alimenti freschi quando servono.
Oltre all’impiantistica, questo locale ospita anche tutto quanto ha a che vedere con biancheria, lavoro domestico e anche un armadietto per gli utensili, e tutto è ben illuminato, non immerso come prima nel buio della cantina.
Superfici dedicate ad armadi ad altezza completa creano spazio per cose che servono ma non tutti i giorni, ad esempio le decorazioni di Natale o la carta da regali.
Infine una tesi personale – le nostre cucine sono più grandi, ma spesso in esse si cucina di meno. Nelle cucine e nei locali di nuova progettazione può essere celebrata davvero a regola d’arte l’opzione comune di utilizzare più spesso la cucina nel quotidiano, con amici e figli o anche per un piccolo evento culinario privato. In questo contesto è meglio riflettere se scegliere un sistema di scarico dell’aria efficace ed efficiente, che a nostro parere sia migliore del ricircolo, e in tal caso tenerlo presente per tempo.
Infatti tutte le considerazioni sopra riportate acquistano davvero senso solo se la vita, i sentimenti e il gusto vengono celebrati e il nucleo della casa diventa anche il centro dei piaceri della tavola, del savoir-vivre o anche del relax e ci sono tempo e spazio per questi momenti.
Si dovrebbero guardare i modelli campione nelle esposizioni per trarne ispirazione per la propria cucina. Ai nostri clienti consigliamo di occuparsi per tempo di questo tema. Prima di iniziare i lavori di costruzione si dovrebbe disporre già di un progetto ben preparato della cucina. Le prese, gli impianti tecnici, le altezze del locale eventualmente necessarie e i condotti di installazione richiedono un minimo di coordinamento, anche se il fronte della cucina non deve forse essere definito che alla fine.